Paolo VI porta il suo saluto di compassione e di solidarietà

Cinegiornale Obiettivo 113: Il Signore disse andate di qua e di là, assistite gli infermi, visitate i carcerati e questo comandamento spinse alle carceri romane Papa Giovanni. Questo comandamento ha spinto Paolo VI fino a Regina Coeli per accendere la speranza in queste mura buie che hanno visto immagini di dolore e di espiazione. Nella sala di ricevimento, davanti a numerosi rappresentanti del Consiglio Superiore della Magistratura, dell’ordine giudiziario e della classe forense, il Ministro di Grazia e Giustizia gli ha rivolto un indirizzo di omaggio ringraziandolo per aver voluto rinnovare la visita che nel dicembre del ’58 volle compiere Papa Giovanni. Il Pontefice gli ha risposto ricordando lo scopo spirituale della sua visita: la dura ma necessaria funzione della pena detentiva e l’intrinseca sacralità di questo compito sociale. Loro, 1050 reclusi, sono qua: sui tre ballatoi circolari affacciati ai cancelli dei bracci che confluiscono a raggiera sul grande pozzo ottagonale imbiancato di fresco. Aspettavano il Papa e il Papa è giunto. I più giovani sono in basso, gli altri più in alto. Tutti indossano una uniforme marrone chiaro obbligatoria per i lavoranti. I più giovani sono disposti a semicerchio intorno a un altare di legno che essi stessi hanno ideato e costruito. Qui hanno atteso la visita del Pastore, commosso, benedicente. Poi la messa. Assistito da 4 giovani carcerati, il Papa inizia il rito. Al Vangelo dirà: Vi sono grato per le belle e affettuose parole che uno di voi per tutti ha pronunciato nei miei confronti. Io le ricorderò. Il Signore mi da degli occhi che vedono in profondo, che vedono in trasparenza le vostre anime, le vostre vite, vedo che ciascuno di voi ha un cuore umano e una possibilità al fare bene immensa. Vorrei prendere in mano questo cero. Se fosse spento sarebbe senza luce. Questo cero è la nostra immagine, la possibilità di essere dei ceri spenti. Sono venuto per accendere in ciascuno di voi quella fiamma forse spenta.

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