La terra di un popolo in cammino

Cinegiornale Obiettivo 78: Sembra immutabile il volto dell’Etiopia, la terra di un popolo che ha ancora molto da attendersi dalla civiltà e dal futuro. Un paese dove il nuovo cerca di innestarsi nell’antico senza provocare scosse e fratture alle abitudini e alle mentalità. Nella vita di ogni giorno c’è ancora il primitivismo di tradizioni e sistemi ai quali gli etiopici, pur nell’ansia per il progresso, non riescono purtroppo a rinunziare. C’è tradizione e soprattutto molto pittoresco colore, in fondo una delle ricchezze più spontanee dei popoli meno sviluppati. I mercati conservano l’atmosfera, la vociante animazione e il misterioso affarismo tipico di ogni paese africano. Quelli che noi europei consideriamo sistemi tradizionali di vita appaiono sconvolti; e se; infatti; è l’uomo ad esercitare alcune delle attività caratteristicamente femminili, com’era da prevedersi, gli incarichi più onerosi sono riservati alle donne. In proposito non mancano i contrasti e le soddisfatte eccezioni anche perché sul piano familiare, pesi a parte, vi è assoluta parità di diritti tra uomo e donna. L’economia è tradizionale, il livello di vita non è elevato ma se i redditi sono bassi, a differenza che in Italia, lo sono anche i prezzi. Uno dei problemi fondamentali di questo paese grande cinque volte l’Italia è l’assoluta differenza di razze e di lingue che rende i rapporti difficili come potevano essere nella Torre di Babele. Fortunatamente almeno nella gioventù vi è coscienza di questo isolamento e gli etiopici hanno fatto di tutto per accostarsi, nel linguaggio e nelle idee, alla gioventù europea. Purtroppo il processo educativo della parte migliore della popolazione è ostacolato dalla quasi assoluta mancanza di mezzi di comunicazione. Ci sarebbe il biroccio ma i passeggeri devono mettersi a turno con i pacchi e con le pecore. In Etiopia soltanto il 10% delle terre viene coltivato ma, purtroppo, l’aiuto dei paesi stranieri per introdurre un moderno e organico sistema di coltura fino ad oggi si è rivelato scarsamente efficace. Fortunatamente è stato varato un piano quinquennale per l’agricoltura destinato ad aprire nuove prospettive di sviluppo a questo paese che può annoverare come uniche ricchezze soltanto il caffè e l’acqua. Grazie a questa immensa riserva naturale l’Etiopia è il solo paese africano a poter studiare la possibilità di realizzare una coltura intensiva ma, come si è detto, fin quando le condizioni di vita conserveranno la loro medievale arretratezza, questa rimarrà soltanto una utopistica aspirazione. Avvolta da migliaia di eucalipti, Addis Abeba potrebbe sembrare ancora lontana dalla civiltà ma, sotto l’impulso dell’imperatore Hailé Selassié che da oltre trent’anni è a capo di una monarchia costituzionale ma di tipo paternalistico, sembra definitivamente avviata sulla via del progresso. Quando si accenna al loro futuro gli etiopici indicano il loro emblema: è un leone. Oggi è divenuto il simbolo della loro volontà perché domani accada qualcosa di nuovo.

 

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