Palermo, novembre 1962: Dall’isola Siciliana all’America. Ma parte tutto da qui, dai dolci addii e dalla speranza di un futuro migliore
Cinegiornale Obiettivo 39: Questi sono i fardelli degli emigranti. In queste valige, in questi pacchi trattenuti da uno spago vi è malinconia e speranza. Vi è un mucchio di ricordi da portar via, vi è il piccolo benessere di uomini semplici che hanno ammassato sulla banchina di un porto, forse, tutto il loro passato. Nessuno ce ne voglia se siamo andati a Palermo per assistere alla partenza degli emigranti che inseguono, oggi come ieri, i loro sogni di benessere oltre Atlantico. Non ce ne vogliano nemmeno gli emigranti se abbiamo frugato dentro la loro intimità per rubare le immagini della tenerezza, dei saluti che vorrebbero essere arrivederci, ma diventano consapevolezza di un addio. Saluti di spose, saluti di madri, saluti di figli, abbracci lunghi e disperati fra gente che forse non si incontrerà più, perché proprio per i vecchi partire è davvero un po’ come morire. Ora è tempo di andare, di nascondere nei fazzoletti, nelle teste chine sulla scaletta, la commozione degli addii. Partono, vanno via come esuli allontanandosi dalle delusioni di un’esistenza difficile, senza rammarico, senza rancori. Questi uomini forse non si rivedranno più. Forse alcuni di loro, i più giovani, torneranno ancora: ricchi magari ma con i capelli grigi, per cercare i nipoti che non conoscono, che non hanno imparato ad amarli. Non troveranno più niente di quanto avevano lasciato. Torneranno ancora come emigrati, nella loro terra, come emigrati com’è il loro destino.