All’interno di questo articolo prenderemo in analisi i diversi formati di nastro magnetico video e di videocassette che si sono succeduti negli anni nell’ambito della produzione audiovisiva professionale, o broadcast. A partire dalle origini della registrazione video, passeremo in rassegna i principali formati di nastri magnetici professionali che hanno contribuito all’ascesa e allo sviluppo del mezzo televisivo nel mondo.
Origini della videoregistrazione
Fino alla prima metà degli anni ’60, l’unico modo per poter registrare, e quindi archiviare, il segnale televisivo era attraverso il vidigrafo, noto anche come film recorder kinescope. Il vidigrafo permetteva di registrare, su pellicola cinematografica, il segnale televisivo. Questa “conversione” della tipologia di supporto è resa possibile dall’accoppiamento di uno schermo a tubo catodico (CRT) ad alta risoluzione che viene ripreso dall’ottica di una cinepresa.
Una delle principali problematiche di questo tipo di registrazione riguarda la differenza sulla cadenza di ripresa tra il segnale televisivo e la pellicola cinematografica e il conseguente scarto di fotogrammi al secondo (FpS) tra i due. Il segnale televisivo ha uno standard di 25 FpS per l’Europa (segnale di codifica PAL) e di 29.97 FpS per gli Stati Uniti (segnale di codifica NTSC), mentre la cadenza standard per la riproduzione cinematografica è di 24 FpS. In entrambi i casi occorre trovare dei compromessi, usando le stesse tecniche di compensazione del telecinema (il processo contrario del vidigrafo), per poter sincronizzare e registrare adeguatamente il segnale sulla pellicola.
I primi nastri video professionali
Per assistere al tramonto della registrazione televisiva su pellicola cinematografica occorre aspettare il 1956, quando la compagnia di elettronica statunitense Ampex lancia sul mercato il 2 pollici Quadruplex, il primo formato di videoregistrazione magnetica open reel messo in commercio. Noto anche come 2 pollici o Quad, il Quadruplex riscuote un enorme successo commerciale, imponendosi quasi subito come nuovo standard qualitativo tra i formati professionali.
2 pollici Quadruplex
I primi videoregistratori professionali a modello Quadruplex utilizzavano un sistema di scansione verticale del segnale. Il nastro veniva registrato e letto trasversalmente da quattro testine video (da qui il nome Quadruplex) posizionate ai quattro angoli di un tamburo rotante che fa scorrere il nastro stesso. Il tamburo portatestine viene posto perpendicolarmente rispetto al nastro che, a velocità molto elevata, registra le tracce quasi in verticale sul nastro.
Nonostante l’alta qualità conforme agli standard broadcast dell’epoca, le problematiche di questo formato sono molteplici: dalla breve durata dei nastri alla complessità meccanica data dalla scansione verticale, senza dimenticare la scarsa praticità e comodità dei videoregistratori.
La scansione elicoidale e i nuovi formati: una rivoluzione versatile
Il primo grande cambiamento che il progresso tecnologico ha dovuto attuare nell’ambito della videoregistrazione magnetica riguarda il meccanismo di lettura e scrittura del nastro. Da un sistema di scansione verticale, decisamente laborioso e meccanicamente complesso, si è passati al sistema di scansione elicoidale.
In questo tipo di scansione, le testine posizionate sul tamburo vengono fatte ruotare trasversalmente rispetto al nastro e ad altissima velocità in confronto alla velocità di scorrimento del nastro stesso. Il tamburo, essendo anch’esso inclinato rispetto all’asse longitudinale del nastro, descrive un movimento a spirale che permette alle testine di registrare su una nuova sezione di nastro a ogni rotazione.
Il sistema di scansione elicoidale era già stato brevettato dalla Toshiba nel 1959, ma è ancora una volta la Ampex a far progredire la tecnologia di videoregistrazione implementando questo nuovo sistema di scansione in un formato di supporto magnetico destinato a diventare il nuovo standard per le produzioni televisive professionali: il pollice.
1 pollice standard B
Nel 1965 la Ampex sviluppa l’1 pollice standard A, uno dei primi formati open reel con spessore di un pollice (2.54 cm), la metà esatta rispetto al precedente Quadruplex. Lo standard A fu principalmente utilizzato in ambito industriale o politico-istituzionale perché non rispondeva alle specifiche imposte dalla Federal Communications Commission (FCC) per i formati professionali televisivi e venne ben presto rimpiazzato.
Per assistere all’affermazione del formato 1 pollice open reel per la videoregistrazione professionale bisognerà aspettare il 1976, quando Bosch in Europa e Ampex e Sony negli Stati Uniti, realizzeranno rispettivamente l’1 pollice standard B e l’1 pollice standard C che in breve tempo si imporranno come nuovo modello grazie alle dimensioni più ridotte del nastro e alla qualità video migliorata e conforme alle specifiche istituzionali.
Ma occorre tornare indietro di qualche anno, al 1971 per l’esattezza, per assistere a un’altra importante rivoluzione nel campo della videoregistrazione in termini di versatilità e affidabilità del supporto: l’invenzione del sistema a bobina chiusa, meglio conosciuto come videocassetta.
I formati professionali a bobina chiusa
Di qualunque formato si tratti, una videocassetta nient’altro è che un nastro magnetico in formato ridotto agganciato a due bobine, chiamate debitrice e raccoglitrice, inserite all’intento di un involucro rigido e compatto. Il tratto esposto e scrivibile è protetto da un coperchio sollevabile che, oltre alla protezione del nastro, permette un semplice e comodo caricamento dello stesso nei videoregistratori e nei videolettori.
Interno di una videocassetta
Il primo formato a utilizzare una videocassetta per contenere il nastro magnetico è stato l’U-matic o 3⁄4 di pollice, introdotto sul mercato dalla Sony nel 1971. Il nome “U-matic” deriva dal tipo di caricamento del nastro (appunto a forma di “U”) attorno al tamburo rotante, e dal dispositivo di caricamento automatico (-matic) che per la prima volta si differenzia dall’avvolgimento manuale richiesto per i formati open reel.
Successivamente, intorno ai primi anni ’80, la Sony su pressione dei broadcaster di tutto il mondo, migliora ulteriormente l’U-matic lanciando il formato BVU (Broadcast Video U-matic) dove sia il sistema di registrazione della crominanza (la grandezza con cui vengono rappresentate le informazioni relative al colore) e il rapporto segnale/rumore vengono notevolmente migliorate. La svolta definitiva nel campo della videocassetta viene operata però a partire dal 1982, quando Sony sviluppa il formato che sarà destinato a diventare il sistema analogico professionale di più largo uso della storia della videoregistrazione magnetica: il Betacam.
U-matic
Betacam SP
Con il nome Betacam si intende comunemente una famiglia di videocassette professionali che usano nastro magnetico in formato 1⁄2 di pollice con sistema di scansione elicoidale e con video a componenti (contrapposto al precedente e qualitativamente inferiore video composito). Il formato video a componenti, dando la possibilità di suddividere le informazioni video su più canali fisici, permette una nitidezza e una qualità d’immagine senza precedenti.
Così come per l’U-matic, anche per il Betacam viene realizzata una versione in alta qualità, il Betacam SP (Superior Performance) che grazie al significativo aumento della risoluzione e del rapporto segnale/rumore si confermerà come lo standard analogico più diffuso in ambito professionale, prima dell’avvento del digitale.
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